Divorzio, i criteri in gioco per ridurre l’assegno ai figli

Quesito: Un soggetto, divorziato da molti anni, è stato posto in cassa integrazione e a breve potrebbe essere licenziato. Non possedendo altre risorse economiche, non sarà più in grado di corrispondere l’assegno alla figlia, che è già maggiorenne e lavora regolarmente nell’impresa di famiglia della madre. Nel caso descritto, il padre può sospendere, almeno temporaneamente, l’assegno alla figlia?

Risposta: Il primo aspetto da verificare è se, nel caso concreto brevemente illustrato dal lettore, permane il diritto al contributo per il mantenimento della figlia maggiorenne: ciò in relazione all’età, al titolo di studio e all’eventuale tempo trascorso dal suo conseguimento, alla posizione lavorativa e al conseguente reddito. Una volta venuto meno il diritto, e quindi il dovere del padre di versare il contributo alla madre o direttamente alla figlia, esso cessa definitivamente; alla figlia rimarrebbe solo la possibilità di chiedere a entrambi i genitori gli alimenti (ovvero lo stretto necessario per vivere) qualora si trovasse nell’impossibilità di provvedere a se stessa.

Se le parti non concordano sul raggiungimento dell’indipendenza economica della figlia, o comunque sul venir meno dei presupposti dell’assegno, si rende necessario il ricorso al tribunale. Nel caso in cui non vi siano le condizioni per la cessazione del contributo, il lettore potrebbe far valere la sua diminuita capacità reddituale attuale (e successivamente quella futura, se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente) per chiedere al giudice la riduzione dell’importo dell’assegno mensile, da valutare in concreto anche in relazione alle possibilità della madre; difficilmente però avrebbe risposta in tempo reale e comunque dovrebbe sostenere i costi della procedura. In alternativa egli potrebbe cercare di raggiungere un accordo scritto, da produrre in un eventuale futuro giudizio, qualora –nonostante l’accordo – venisse fatto valere il provvedimento in vigore, formalmente ancora valido.

Fonte: Il Sole 24 Ore